OMELIA DEL 6 FEBBRAIO 1983

Dire che la pagina del Vangelo d’oggi è ricchezza di emozione per la ricchezza della verità che contiene, è una verità. Dire che interessa tanto ora, come quasi 2000 anni fa quando avvenne, anche questo è vero.
Perché, innanzitutto, il miracolo storicamente reso noto con la semplicità della verità, con la forza della certezza, e con la grazia stupenda di Dio, prende una struttura tale da penetrare nel cuore e divenire vita della nostra vita.
Anche quando la vita fosse spenta, parlo di vita spirituale; del resto anche quando fosse spenta, anche fisicamente, i resuscitati da Gesù sono stati molti, forse il più grande, il più celebre fu Lazzaro, il fratello di Marta e di Maria Maddalena.
Comunque la potenza del Vangelo è enorme, ed è enorme non solo perché i fatti sono meravigliosi, sono divini, quindi escono dai confini della miseria terrena, materiale, per entrare nel regno della luce che non ha fine; ma sono anche meravigliosi davvero perché hanno degli ammaestramenti tanto veri allora come oggi.
Difatti, più volte la Madonna, lasciatemelo dire, perché io sono stufo di tenermelo dentro, lasciatemelo dire, più volte la Madonna accusa la mancanza di fede, la debolezza della fiducia che non è come deve essere, mentre il Vangelo è sempre quello.
La legge di Dio è sempre quella, non cambia.
Perciò chi ha orecchie da intendere intenda: non vi è barba né di sacerdoti, né di vescovi, né di nessuno, che possa cambiare il Vangelo e la legge di Dio e non vi è autorità alcuna che debba adattare il Vangelo ai tempi, ma qualunque anima semplice può dire con autorità che i tempi si debbono adattare al Vangelo.
Questo è chiaro, e su questo non stento a dirvi: darei anche la vita, anche se non so quanta ne ho ancora.
Allora perché è così grande, per esempio oggi, il Vangelo?
Perché il Signore, dopo aver visto gli apostoli che lavavano le reti della pesca, sporche a forza di strisciare fra le alghe, sotto, nel fondo del lago, si siede sulla barca loro, comincia ad ammaestrare la gente e poi, a un bel momento, dice ai pescatori un po’ più eminenti: quindi Pietro, poi Giovanni, Giacomo, eccetera, dice:
- “Gettate le reti”.
- “Mah, abbiamo lavorato tutta la notte, non ne possiamo più, siamo stanchi, non abbiamo preso niente. ”
Simone dice:
- “Maestro, sulla Tua parola getterò le reti”.
Parte con la sua barca, getta le reti, e a quanto appare dal Vangelo, non da una stupida interpretazione, ma da una autentica verità, riempiono le reti talmente che si strappano.
Domandano aiuto all’altra barca; evidentemente barche da pesca, non barche da passeggio, quindi grosse, e riempiono talmente anche quella che stanno quasi ad affondare tanto è il peso del pesce.
Ma le parole, le parole fatidiche sono quelle! Il miracolo avviene, quello lo si vede subito, ma l’anima del miracolo non è quel miracolo che si vede, ma quello che uscì dal cuore dell’apostolo:
“Maestro, nella Tua parola getterò le reti.”
Ora, scusate, ho detto che il Vangelo è Vangelo, non si può cambiare, quindi non cambiamo nemmeno queste parole.
Ho detto che la vita, il mondo, debbono adattarsi al Vangelo, non il Vangelo adattarsi a loro.
E allora noi adattiamo al Vangelo la vita.
E cosa si fa?
Mah, a quanto pare dovrebbe essere molto semplice.
Abbiamo da fare? C’è sfiducia? Siamo stanchi?
La vita è terribilmente agitata, le promesse sono poche e di poca garanzia, le minacce son da tutte le parti, la pace è continuamente turbata, il sangue dei fratelli si spande ovunque, la stessa ipocrisia è anche sulle spalle o sulla bocca, di diversi, non di tutti certo, ministri di Dio?
Si abusa persino del nome e della vita che Dio dà.
C’è un fariseismo da impressionare e da vincere il vecchio fariseismo dei tempi di Gesù? Che cosa si può fare?
Quante difficoltà nella vita; è un mare la vita e la nostra barca è vuota.
Maestro, nel nome Tuo getterò le reti.
Questa è, diremmo, la formula del miracolo, questo è il segreto del miracolo, e questo di conseguenza è il segno infallibile della vita.
Il mondo muore?
Ah perché il mondo muore?
Francamente non vorrete mica dirmi che manchino i cimiteri, vero?
Ma muore in un altro modo, nel modo peggiore: muore camminando, muore cantando, muore bevendo, muore mangiando, muore divertendosi, muore sempre!
In parole povere ci troviamo davanti a una folla di cadaveri che camminano.
Come si fa?
Certo non si fa decretandoci laici, senza Dio, o comunque indipendenti da Dio.
Si fa con questo?
Si fa mettendoci una croce sul petto?
Ma nemmeno con quello; è materia, è un segno qualunque.
E se la croce la facessimo benedire?
Serve a ben poco, perché anche se benedetta è sempre croce.
E allora?
Ma sì, la croce vale, ma non quella!
È la fede, che ha creato la croce: la fede del figlio di Dio come uomo, e l’amore di Dio come Dio; l’uomo Dio hanno creato la croce, hanno creato la fede della croce.
E su quella croce c’è scritto un nome: Gesù Nazareno.
Ma allora, allora è semplicissimo! Non è mica stata sempre lì quella croce! Ce n’ho un pezzettino anch’io, in un reliquiario ce l’ho anch’io un pezzettino di croce del Signore.
Non è stata lì la croce.
Dov’è andata?
È rimasta dove deve rimanere, la vera croce, cioè la fede che l’ha esaminata come mezzo, costruita, utilizzata, offerta, vissuta e santificata per la nostra redenzione.
La croce.
Allora quella croce entra nell’animo dell’uomo, nel cuore dell’uomo, ed allora è anche vero che la croce diviene la parole d’ordine, e la parola d’ordine è semplice: nel Tuo nome Signore, nel Tuo nome Gesù, nel Tuo nome Maestro getteremo le reti.
Con quelle ci salveremo, ricordatelo bene! Non solo con quelle ci salveremo, ma soltanto con quelle ci salveremo!
E allora saremo felici, anche se si è sofferto di avere portato una croce viva che ci ha salvati.
Questa è la grande verità.
Ma da dove ci ha salvati?
Da tutto: nella vita temporale e nella vita eterna, in ogni modo, in ogni aspetto, sotto ogni circostanza e rapporto, nella luce del tempo e nella luce dell’eternità. Ci ha salvati, quella è la salvezza.
Ecco quindi la parola d’ordine da usare nella nostra vita.
Quante volte persone che dicono: ma che cosa possiamo fare? Ma che cosa si deve fare? Per liberarci da tanto male? Per sentirci più protetti, più forti, più decisi, più sereni?
Nel Tuo nome Signore. getteremo la rete.
Questa è la questione, cioè nel nome del Signore.
E allora ci sentiremo rispondere da Gesù come a Simone:
- “Non temere, d’ora in poi sarai pescatore di uomini“.
Cioè con la nostra fede, con la nostra vittoria trarremo anche in salvo gli altri.
Si fanno tante cose, per salvare la terra, per salvare, che so io, tutta la vita, soprattutto la vita umana. Tante cose: la scienza parla, il lavoro si adopera, da tutte le parti si fatica, da tutte le parti si gira, in ogni parte ci si ingegna, si cerca di trovare il di più; quando la fatica è troppo grossa si arriva alla stupida ed infernale esclamazione della bestemmia, perché la vita non va, non va.
Poche persone resistono, sono fedeli ad ogni costo, e loro riescono.
Ora, poche non dico mica quattro o cinque persone, è vero, poche nel numero grande di popolazione del mondo che la stessa terra raccoglie. Ma insomma per poche che siano sono sempre molte, se si pensa che per questo Vangelo c’erano appena 12 apostoli e uno traditore, eppure, solo in una generazione guadagnò in via generale, tolto certi particolari, la vita nel mondo, e dopo quattro secoli di persecuzione della Chiesa, il cristianesimo trionfava splendidamente, anche se c’era ancora molto da fare.
Poi, la parola nel Tuo nome divenne un po’ la parola della scienza, divenne un po’ la parola dell’esperienza, la parola dell’astuzia, della furbizia, del potere, poi della violenza e poi quello che è, quello che è oggi.
Questa parola: nel Tuo nome, non la usano più; usano nel nome dell’energia atomica: o si fa giudizio o scoppia la bomba! Poveri stupidi, ci morite sotto.
Questo è il mondo che ha trasformato la prima formula di vita, nella formula di morte. Sarà, mi pare sufficiente, per farci capire di tirare le reti a tempo opportuno sulla barca, buttarsi nel nostro mare e pescare serenamente.
Nella Tua parola Signore, io getto le reti.
Poi, dopo tutto quello che è stato raccolto, cosa è successo?
Gli apostoli tornano alla spiaggia, spingono le barche cariche zeppe di pesce, e dove vanno? Vanno a mangiare? Vanno a vendere?
Molto semplice: tirate le barche a terra, lasciarono tutto e Lo seguirono.
Ma non ci pensarono nemmeno più a quello che avevano preso!
Sapevano di aver guadagnato l’Autore della vita e vivevano con Lui; magari con un pezzetto di pane, ma vivevano con Lui.
Questa è la conseguenza.
Mio Dio Ti domandiamo la pace, Ti domandiamo la gioia della verità; Ti seguiremo anche con un solo pezzetto di pane, quello che ci sarà!
Anche se il mondo sarà capace a distruggersi in molte parti, noi Ti seguiremo.
Perché è nella Tua parola che noi affrontiamo il mare della vita, è nella Tua parola che restiamo sulla vera barca di vita, ed è nella Tua parola che ci riposiamo.
Permetti Signore, che ricordiamo una verità tanto utile: che questa parola che venne a salvare il mondo ce l’ha data una Madre, ed è l’Immacolata.
E allora, su questa barca, con la nostra parola e con la Madre che ha generato la vita, andiamo avanti.
Credete, è l’unico segreto della vera gioia della nostra esistenza.

Credo in un solo Dio…