IL ROSARIO VIVENTE

N. 1 - ANNO IX - GENNAIO 1956

MISTERI GAUDIOSI

1° MISTERO GAUDIOSO

Nel primo mistero gaudioso si contempla l'annunciazione dell'Angelo a Maria Vergine.

Il primo mistero che stiamo contemplando si concretizza in due tempi distinti:

Il mistero nella mente di Dio: il mistero nella sua realizzazione storica.

Nella mente di Dio, il desiderio ardente di poter comunicare alla Vergine Santa, esiste dall'eternità, come dall'eternità esiste tutto il sistema dell'incarnazione.

È praticamente l'anelito dell'amore di Dio verso l'amore della creatura. Difatti Iddio creando Maria ha fatto la creatura più perfetta che, pur di fronte alla forma più scandalosa della creazione di un uomo (all'occhio di chi non sapesse o non volesse ricordare che “una Vergine concepirà un figlio”), potesse reggere contro un “Sia fatto!” alla Sua volontà di generosa redenzione.

Nella sua realizzazione storica, il mistero dell'Annunciazione è tutto alle dipendenze della volontà della Vergine Maria che si espone al più duro cimento della sua purezza (quello di uno scandalo) pur di far sì che Dio venga a contatto con gli uomini nella forma che più Gli aggrada.

Da questo avvenimento devi imparare che al servizio del Dio d'amore non ci possono essere reticenze o calcoli umani e che quando Dio parla attraverso la voce della Coscienza costi quello che costi; puoi, quando anche non devi, buttarti anima e corpo in un “Sia fatto!” che alle volte può giocare tutta intera la tua reputazione davanti allo sguardo degli uomini.

2° MISTERO GAUDIOSO

Nel secondo mistero gaudioso si contempla la Visita di Maria Vergine a Santa Elisabetta.

La Vergine Maria andò da Santa Elisabetta sua cugina quando questa stava per diventare madre di Giovanni il Battista. La preoccupazione di essere giovevole a qualcosa fa di Maria una veloce donna che corre, senza che un briciolo di tempo venga sciupato dall'egoismo.

Le contingenze della vita più di una volta mettono l'uomo nelle condizioni di non desiderare altro più ardentemente che di vedersi a fianco qualcuno. La Madonna, preoccupata anche di questo, corre su per le colline per raggiungere la cugina ed esser pronta a tutti i suoi desideri. È un'autentica questione di altruismo che tradotto in linguaggio evangelico si chiama CARITÀ.

Se poi in questo mistero volessimo ancora trovare una considerazione più legata ai veri moventi che hanno fatto accorrere la Vergine alla casa della cugina, dobbiamo tener presente che l'una e l'Altra sarebbero diventate madri per volontà diretta di Dio.

Una considerazione: se tutte le madri pensassero che ogni uomo ha il suo destino collegato ad una vicenda soprannaturale come il reciproco impegno di aiutarsi a servire Dio, tra tutte le mamme dovrebbe esistere quella reciproca sollecitudine che è nata in Maria e Elisabetta al pensiero che Iddio aveva pensato a far di loro degli strumenti della Sua volontà.

3° MISTERO GAUDIOSO

Nel terzo mistero gaudioso si contempla la nascita di Gesù nella capanna di Betlemme.

È il più grande Mistero del Natale.

Protagonisti della ammirabile vicenda sono: Dio, Maria e Giuseppe. Attorno a questi nobili personaggi rotea uno scenario di amore e di tristezza al tempo stesso. Pare impossibile che l'amore debba germinare nella macerazione del dolore. Ma è così.

Forse perché ci si abitua troppe volte a voler scorgere negli avvenimenti umani la possibilità di consumare interamente una gioia senza minimamente pensare che il gaudio appartiene alle cose soprannaturali; forse anche perché Iddio vuol farci vedere che anche i Suoi prediletti non fanno eccezione alla dura legge del mondo, per la quale chiunque voglia assicurarsi la partecipazione alla vita di Dio deve assolutamente fissare ad ogni minuto un appuntamento col dolore.

Ma non è, questa, una questione da lasciar morire lì; che è di Dio l’affermazione che “la tristezza si cambierà in gaudio”. Infatti è sufficiente osservare come si risolva sempre nella maniera gloriosa qualsiasi accettazione della volontà di Dio. Maria e Giuseppe, dopo lo sconforto del languore di una stalla, si troveranno immediatamente al contatto col coro degli Angeli e il loro cuore gioirà alla vista dei pastori prostrati in adorazione.

La gioia riservata da Dio a chi sa soffrire nel silenzio è il pegno sicuro della nostra partecipazione alla gloria.

4° MISTERO GAUDIOSO

Nel quarto mistero gaudioso si contempla la Presentazione di Gesù al tempio.

Ad attendere Gesù al tempio c'era un vecchio Sacerdote che da anni attendeva la sospirata gioia di poter vedere il Salvatore delle genti. Simeone era il suo nome. Sarebbe una cosa meravigliosa se tu attentamente leggessi e meditassi le parole sgorgate dal cuore del vecchio sacerdote. È il cantico che dice tutto l'anelito di un'anima che per tanti anni ha vissuto su questa terra e che pregusta la visione del cielo.

Simeone può essere la figura dell'uomo comune. A noi è dato vedere Gesù sotto le Specie del pane e del vino. Possiamo riceverlo nel nostro cuore, ma soltanto la finezza della nostra Fede, resa cristallina dalla grazia, ci può far capire di quale misura siano i contatti che noi abbiamo con Dio. Ma si capisce che non tutti i sensi della nostra esistenza vengono con ciò soddisfatti ed è perciò logico che ci si senta trascinati a desiderare una più perfetta unione con Dio.

Se noi sapremo misurare i passi della nostra fede sul sentiero della verità, ci accorgeremo che l'unico motivo del nostro vivere sarà quello di poter chiudere una buona volta il nostro sguardo velato per poterlo riaprire nella visione che ci permetterà di contemplare Dio faccia a faccia.

5° MISTERO GAUDIOSO

Nel quinto mistero gaudioso si contempla il ritrovamento di Gesù nel tempio.

Cosa faceva Gesù nel tempio? Come mai si era dimenticato dei genitori?

Ecco due importantissimi interrogativi necessari alla comprensione del significato di questo mistero. Gesù disputava con i dottori della legge sulle importanti verità del cristianesimo. E nella disputa ha tutta l'apparenza di un trascuratore della sudditanza ai genitori.

Nell'importante atto che Gesù compie c'è una verità che non accetta altra spiegazione: quando si trattano gli affari di Dio non ci deve stare nessun'altra preoccupazione.

A noi rimane difficile, quando siamo nel tempio, sacrificare il mondo della fantasia e del ricordo per metterlo completamente al servizio di Dio. È questa una questione che ha impegnato anche le anime più sante e abituate alle conversazioni con Dio.

C'è sempre tutto un mondo di interrogativi che bussano alla mente e che hanno la pretesa di entrare. Alle volte il senso dallo scoraggiamento rovina una lunga sequenza di successi ottenuti nella durevole conversazione con Dio. Non c'è mai da fermarsi. Ciò che vale non è il poter dire “ci sono riuscito ad occuparmi delle cose di Dio”, ma “mi convinco, sempre più che è troppo necessario per me occuparmi delle cose di Dio”. Il Signore, che conosce le nostre intenzioni saprà darci il modo di difenderci dal turbinio delle voci che cercano di allontanarci dalla Sua attenzione e forse anche, talvolta, farci sentire il gusto delle cose Sue.