" L'IMMACOLATA E IL SUO CUORE " – OTTOBRE 1980

NELL'ESTREMO PERICOLO UNA PERICOLOSA PAZZIA
DI PADRE BONAVENTURA RASCHI

Tutti si pensano vittime d'una situazione che è preoccupantemente pessima, senza capirne il perché.

Però in gran parte si giudicano colpevoli i RICCHI, i PRETI, il GOVERNO, i PARTITI.

Certamente, e senza dubbio, tutti e quattro hanno le loro responsabilità.

Ma incolpare gli altri, magari con calunnie e con conferenze demagogiche è facile!

Ci domandiamo, però: «coloro che così pensano e dicono, come fanno a non chiamarsi anche loro in causa invece che ritenersi e classificarsi come innocenti e vittime, coprendosi come eroici difensori dei poveri lavoratori?»

Per una logica precisione di termini ci domandiamo: chi si intende, per lavoratore?

Questo termine: «lavoratore» vuol dire che è colui che lavora, ma che lavora sempre, che cioè le ore della sua giornata e, spesso, della notte, le passa lavorando.

Questa è, tuttavia, una affermazione anticipata!

Occorrerà sapere qual'è quella occupazione dell'uomo e della donna che si chiama e deve chiamarsi lavoro.

Nella comune accezione, «lavoro è l'applicazione di una energia al conseguimento di un fine determinato» e, nel caso dell'uomo, «l'applicazione dell'energia dell'uomo».

Ci sia lecito ricordare che l'uomo ha una molteplice energia; un'energia di intelligenza, di coscienza, una fisica e di tutto il motore della volontà; beninteso che a tali energie occorre dare un particolare senso e missione e ufficio, ma la distinzione serve a capirci.

Per fisica s'intende in grande percentuale il lavoro manuale, dovendo pensare all'assioma «mente sana in corpo sano», per intellettuale il lavoro dell'intelligenza, e per morale il lavoro della coscienza che sarebbe l'onestà e costituisce il più grande lavoro dell'uomo.

L'onestà trova la sua regola nella legge di Dio che porta il nome di: «COMANDAMENTI».

I Comandamenti venne­ro rivelati a Mosè, grande condottiero e profeta di Dio, e che organizzò il gran pellegrinaggio del popolo di Dio verso la terra pro­messa e dopo secoli arri­vava alla pienezza dei tem­pi illuminata dalla nascita del Salvatore.

Il Salvatore, il Cristo, Dio fatto Uomo, consolidò la legge e vivificò la luce con la Fede più viva, e con il «Magistero della Chiesa».

Così ci si trova, ora, in questo cammino della Fede sempre rinverdita e tutelata dalla Chiesa.

La Fede e la Legge sono la luce e la misura della vita dell'uomo ed è in questo cammino che l'uomo deve svolgere il suo lavoro.

Lavoratore è colui che, sia per l’impegno, sia per la fatica, sia per la responsabilità, sia per la riuscita, è specializzato nella produ­zione intellettuale dalla quale viene l'invenzione, la stesura e l'organizzazione del lavoro; lavoratore, è il tecnico per l’attuazione pratica del lavoro; lavoratore è l'esecutore manuale il quale si usa chiamare operaio; ma tutti dal pensiero, al libro, alla penna, all'esperimento, al movimento, alla falce, al mar­tello sono lavoratori, ed è un insulto grave conferire il titolo di lavoratore sol­tanto a colui che adopera la falce e il martello; v'è piuttosto da sapere che qualsiasi lavoro e qualsiasi lavoratore non lo si può ri­tenere libero dai Comandamenti di Dio e dalla luce della Sua rivelazione e fede nelle quali cose è gravemente obbligato a stare.

Se il mondo del lavoro, e perciò l'umanità, si ribella alla Fede e ai Comandamenti, e si scaglia contro Dio, diviene separata da Dio e si trova in colpa con Dio.

Se questo è l'uomo, egli è il peccatore.

Se questo è il mondo del lavoro, questa è la distruzione.

Se tale distruzione è il carattere del nostro tempo compromesso nemico di Dio e vera luce sinistra che imperversa nella coscienza umana, divenendo programma della maggioranza degli uomini, possiamo senz'altro dirlo: Pazzia di un mondo di moribondi che vuole lo sfratto di Dio.

I pochi che hanno giudizio possono capire quale sentenza capitale sta firmandosi l’umanità col diabolico rifiuto e pazza impresa di scacciare la paternità, l'amore misericordioso e la forza infinita del Padre Celeste.

In tali condizioni si arriva a capire l'enorme facilità e velocità del triste cammino che si snoda in un trionfo di odio e di sangue tagliando le strade che portano al sommo bene: Dio.

Vogliamo ancora sperare, «in estremo pericolo» che con un atto interiore pieno di dolore e di pentimento sempre più acceso, almeno una buona parte di credenti, con le loro amare lacrime si formi una misteriosa processione di penitenza in seno alla società umana, da propiziarci vera e totale la misericordia di Dio.

Per tale motivo esortiamo alla frequente invocazione:

«Immacolata Concezione, Fonte della Misericordia, intercedi per noi e per l'intera umanità!»


Padre Raschi Bonaventura